Città, palazzi e cemento… possiamo trovare anche edifici vegetali?
La risposta è SI, e il più vegetale di tutti è stata una cattedrale!
Fortunatamente c’è chi ha cercato di trovare una soluzione al problema del troppo “cemento”. Di chi stiamo parlando? Oh beh! Non solo di una persona in verità, ma di più persone che hanno avuto idee straordinarie!
Gli esempi più salienti che ci vengono in mente sono senza ombra di dubbio:
- il grande botanico Patrick Blanc, con le sue pareti degli edifici interamente composte da piante;
- l’artista Giuliano Mauri con la sua più grande creazione artistica: la Cattedrale Vegetale!
La creazione di Patrick Blanc consiste nella realizzazione di giardini verticali (altrimenti detti anche muri vegetali), ovvero l’utilizzo di un metodo che permetterebbe la crescita delle piante direttamente sulle pareti degli edifici creando oltretutto, secondo il botanico, un isolante termico naturale che consentirebbe di mantenere, all’interno dell’ambiente, una temperatura sempre costante.
Indubbio vantaggio di questo tipo di pareti sarebbe l’ottenimento di un’aria decisamente più salubre (infatti vi ricordo che il procedimento di fotosintesi, generando ossigeno, consente di purificare l’aria) ed anche una maggiore protezione delle strutture stesse dal vento. Vi chiederete come sia possibile che le piante possano crescere senza venir piantate su un terreno. In realtà è molto più semplice di quanto pensiate perché le uniche cose di cui necessita veramente una pianta per attecchire sono acqua, minerali disciolti in essa, luce e anidride carbonica. L’idea di Patrick Blanc è partita proprio da questa constatazione. Se una pianta può crescere su una roccia, perché non potrebbe farlo anche su una superficie verticale in cemento? Potreste porvi il problema delle radici: che cosa succederebbe se perforassero le mura di casa? Finirebbe per crollare tutto! In realtà questo aspetto è facilmente scongiurabile: una regolare e corretta idratazione delle piante permette un’espansione delle radici solo in superficie. E’ chiaro che non tutte le piante vanno bene. Ogni condizione climatica necessita di una particolare specie di pianta. Questo procedimento di crescita vegetale in verticale può essere effettuato anche all’interno degli edifici ma in questo caso è essenziale fornirsi di un apposito impianto di illuminazione artificiale che favorisca la fotosintesi. Il muro vegetale ideato da Blanc si compone di una struttura abbastanza leggera, che può essere supportata da qualsiasi tipo di superficie. E’ formato da un telaio di profilati metallici fatto in modo da realizzare un reticolo posizionato a circa 4-5 centimetri dalla parete per creare un’intercapedine termica a cui viene sovrapposto un telo in PVC di 1 centimetro di spessore. Su quest’ultimo viene attaccato un feltro in fibra imputrescibile che serve da alloggiamento per le piante, la cui densità può essere di circa trenta per metro quadrato. L’acqua va irrorata dall’alto in modo automatizzato ed un paio di volte all’anno è importante potare le piante per poter garantire una corretta manutenzione del tutto. Questa idea ha avuto moltissimo successo, tanto che anche altri l’hanno riproposta. Un esempio è il tedesco Thorwald Brandwein, che si è specializzato nell’uso dei rampicanti, economici e resistenti ai climi europei. L’industria stessa non poteva farsi scappare l’occasione di un investimento succulento, creando su scala più piccola, pannelli pre-allestiti di prato, muri in eco-cemento con tasche per le piante, divisori vegetali per ufficio come siepi da interno e persino vere e proprie pareti in lichene naturale. La cosa che personalmente trovo più incredibile di questo progetto ormai divenuto realtà, è la concreta possibilità di arricchire le città di un nuovo tipo di estetica. Non solo; i vantaggi ecologici sono enormi. Basti pensare al fatto che questi rivestimenti si presentano come veri e propri isolanti, sia termici che acustici, assorbono anidride carbonica regalandoci moltissimo ossigeno e puliscono l’aria dalle polveri micro inquinanti!
La creazione di Giuliano Mauri fu non da meno un’idea ecologica geniale.
Questa splendida immagine a fianco è la foto di un paio di navate della Cattedrale in pieno inverno. Si tratta di un progetto pensato dall’artista svariati anni fa ma realizzato concretamente dal figlio Roberto, solo l’anno dopo la sua morte avvenuta nel 2009. Quest’opera, che si trovava a Lodi (BG) e che ha preso forma definitiva solo nel 2010, svettava a ben 1345 mt di altezza ed era stata realizzata attraverso il modellamento di una parte del patrimonio boschivo bergamasco. Complessivamente la struttura aveva un’area di 1.230 metri quadrati. Il complesso possedeva altre quattro navate delimitate da 42 colonne. All’interno di ogni colonna era stato messo a dimora un giovane carpino che, crescendo, avrebbe formato la struttura portante della Cattedrale. Secondo il progetto, le 42 piante interrate all’interno dell’opera, crescendo avrebbero dovuto distruggerne la struttura, la quale sarebbe tornata ad essere bosco naturale. Forse il messaggio del grande artista era trasmettere che l’arte, per quanto bella possa essere, non dovrebbe mai e poi mai intaccare la vera essenza della natura.